1481 Entrata di Girolamo Riario e Caterina Sforza in Forlì
Anonimo. Relazione della solenne entrata in Forlì di Girolamo Riario e di Caterina Sforza. – 15 luglio 1481.
[Firenze, Bibl. Nazionale. Manoscritti II, 368.]
Copia dello Ordine con lo quale e intrato il S. Conte Jeronimo in Forlì a di XV Luglio 1481 a hore XXI.
Per onorare e magnificare la dieta intrata era la strata de S.ta Croce per insino alla porta delli Codogni tutto de busso lauorata e fatta ad archiuolti e feste allantica dalle bande alle quale staseano tutte le ciptadine et donne de ditta città richamente in ordine.
Con soni di trombetti alle poste: li primi che intrasseno: Introrno fanti cento con lame lunghe e cento con tarchette de quegli che vengono de Roma e presono benissimo in ordine le boche delle strade che rispondono suso la piazza: Pur chon bono ordine et chon trarre bombarde et ischiopetti intrò cento balestrieri chon le balestre chariche sanza verrettoni e colli pditti (predetti) fanti presono le boche delle ditte strate.
Dietro achostoro introrono cento altri fanti de quegli che sono state sino a ora in Forlì benissimo in ordine in mezo la piaza.
Cinque squadre de zente d’arme meglio in ordine che non se può dire intronno chon grande silentio e ordine, e suso la piaza si chompartinno in due parti chon son di trombetti e bombarde e schoppietti et con uoce al cielo Jeronimo, Jer.°
Item 42 muli con forzerj et le sopraueste doro coperte tutte de rosato lauorato in zallo chon l’arme di Sua S.
Uno squadrone di Jo. Fran.co da Tolentino meglio in ordine che li predecti se apresentò suso la piaza nanti a uno Castello de legnio li fabrichato chiamato: Otranto: nella quale erono Jannizeri assai dentro uestiti alla turchescha e tanto notabil chosa e tanto benchomposto quanto dire se possa, ma per quella sera non fu chombattuto perche chosi era ordinato.
Doppo quelle squadre intronno chon grand’ordine cento coppie di putti uestiti a una Liurea con li chapelli artificiati et con ghirlande et una palma de busso in mano per uno.
Intrò doppo li putti tutti li artisti della citta a dua a dua con le loro insegne e stendardi che furono in gran moltitudine di artisti.
Intro quattro Cittadinj, zoé l’orso, la N. ‘(?) delli orzellj M.’Gismundo e Francesco de nomaj, quattro chiamati Ghonfalonieri zoe ciaschuno de loro et tutti li suoi del suo quartieri con lo Ghonfalone innantj.
Intrati tutti li predetti ch.’ furono, li Anziani che sono presidenti della Città intronno et si fermonno sotto la porta delli Codogni: aspettando il suo S.’ cholle chiaue della città suso una targa de argento colli quali era el prefato Jo. Franc.co da Tolentino.
Dapoi chostoro intro certj zentili huomini antichj daben e Canciellerj del prefato S. Conte.
Drieto alloro intro quatto mule e quattro chaualli doppoi cholle Selle ed fornimenti dargento fine dorati, quali erano e sono della Madonna et octo gharzonì in giupponj che li menauano uestiti di seta paonaza e calze alla douisa.
Item dodici ragazzinj achauallo de chaualli piati ‘ tutti e dargento et li fornimenti dargento dorati lauori sottilissimi e degni li ragazj chon giupponi darzento paonazo et zornee (?) cremesine.
Octo camerieri tuttj uesiti de broccado darzento et con li suoi caualli forniti di uelluto.
Dietro dalloro alquanto diuisi da essi entrò Antonello da Forlì e Carlo da Lipranda mallese (maltese?) e Jo. Francescho da bagnio uesti dargento tutti tre e quattro altri S. romanj uestiti de brochati doro e collane e zoie assai.
Elchonte Jeronimo dilungato dalli ditti per mezo tratto di pietra colla donna sua se ne ueniua passo passo in mezo uentiquattro suoi prouisionati tuttj uesti di seta verde in giupponi cholle chalze alla diuisa sua chon ronche in spalla et Catalane allato et lui uestito con uno zuppon zetani cremesino et una zornea doro biancho suso uno cauallo bajo grosso fornito tutto de drappo doro et la predetta Madonna con una uesta dignissima doro con foza (foggia cioè moda) franzese in testa se apresentarono suso detta porta de Cotogni Con. li quali Jo. Franc.co De Tolent.no colli ditti anziani uno delli quali fece in uulgare una oratione, se fecero inchontro e appresentarongli le Chiauj di detta Citta le quale detto S.mo tolse e dette lì ad uno suo ch’era li et portolle sempre in mano.
Dietro de loro S.ime ueniuano pian piano le donzelle et le matrone della sudetta Madonna et alcuni altri huomini da bene.
E dentro la terra presso la porta se li ferono contra al prefato S.’ x huomenj vestiti di biancho chon maze quali faceuono fare largo e chomparirui uno spiritello in arco altissimo, quale salutò la sua S.ima e chon laude e chon gloriarlo et magnificarlo Canto (cantò) solennemente in terza rima et in fine di sua oratione gridando tutta la turba Jeronimo Jer.”
Così chaualcando le donne e damiselle usciuano dello ordine in mezo la strada toccauano la mano al prefato S. et Madonna: In questo intermezzo di tochare mano se gli fece inchontra uno altro Spiritello pure allegrandosi della uenuta di Sua S.ima et magnificandolo andando più oltre e tuttauia tochando la mano, da grandissima moltitudine di gente seguitato selli fece in contra un altro spiritello pure allegrandosi della venuta di sua S.ima et magnificandolo. Andando più oltra e tuttauia tochando la mano da grandissima moltitudine di gente seguitato, se gli fece in contra uno carro suso el quale fatto chon arte mirabile era uno paro dorgani piccoli e due Cherichj puttj picoli cantauano in dettj organj la S.’ del prefato S. ‘di questi ne riceuetti piacerj assai, perseuerando pure allandare suo con tochar mano, et sempre ridendo presso la piaza se schontro nello aggiraffo el quale era brutto, ma fatto chon grande artificio et alla sua presentia fe atti assai. Intrato suso la piaza si fermo la sua S. mirando la piaza et la moltitudine delle persone costi astanti alle finestre, como per la piaza uerso la sua S. si mosse uno carro triumphale lauorato tutto a oro e suso el quale erono parechi huomeni famosi romani in cima del quale era la fama, ogniuno di loro fere sua oratione e finito il dire se avio dinanti alla Sua S.’ e andonno a S. Croce doue smontò sua S. e così smontato da huomeni vestiti di biancho quali lo haueuano in mezo come è detto di sopra, lo presono in alto portandolo lo posono in sullo Altare grande, intorno al quale li preti parati comenzorono a cantare Te Deum laudamus, e fatta questa oratione fu portato in sella, voltaronsi ad un’altra volta uia diritta pure alla piaza suso uno cantone la quale era un arcouolto molto degniamente lauorato: suso el quale arco era la Justitia: Temperanza: Forteza. Le quali tutte quattro cantorno degnamente et perché el era hora tarda chaualcò al palazo doue giunti che e furono essendo per smontare parlò alla gran moltitudine con dire: Io me rachomando nelle vostre braccia, huomeni miej, li quali per leuarlo di sella erano parati, e poi disse elmio Corsiero fate sia salvo….etc….(?) et io dal canto mio faro il douero. A Madonna la quale assurgia fu balestrata e portata suso, fu tolto il chauallo el fornimento tagliato in mille pezi, et perché era tutto oro ui si ferì tre huomeni fralloro.
E uenuoto suso alla sala et camere oue non era altro apparecchio se non oro e seta, e arzento, e di molti Zittadini in ordine con trombetti pifferi; et tamburini, et lauati el prefato S. e Madonna honoramente, e tante chonfetioni dispensate e distribuite che era una piatà a ueder per terra.
Eravi una Credenza dargento del peso di 3000 libre aparechiata in la saletta e uno bacile grande doro e broncino grande doro e sei taze di cinque libre luna doro e uno Altaro tutto fornito doro e perle e seta. Pareva il paradiso a vedere e chontemplare tale chose.
FINIS.
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