Francesco Sforza Duca di Milano 25 Marzo 1450
Lo Sforza accompagnato da moglie e figlio era già entrato temporaneamente in città il 22 marzo per ricevere i simboli del potere cittadino e il giuramento di fedeltà da parte della cittadinanza, quella del 25 è l'entrata gloriosa a cui tutti devono assistere per rinsaldare la legittimità del titolo.
“Un numero grande di matrone andarongli incontro pomposamente. Gli oratori delle città suddite, i nobili milanesi tutti sfoggiarono per rendere magnifico quell'ingresso.”
Come usanza era stato preparato un Carroccio, un maestoso carro con baldacchino e drappo d’oro, “ma un tal fasto non piacque a Francesco Sforza, che amava la gloria e non le apparenze teatrali; e, ricusandolo, disse: ch'egli in quell'ingresso s'incamminava al tempio per rendere omaggio al padrone dell'universo, avanti del quale gli uomini sono tutti eguali".
“Cavalcò tra la folla immensa del popolo, i ricchi arredi de' nobili, la magnifica parata degli uomini d'armi che precedevano, tutti coperti d'usberghi lucidissimi, il lusso de' loro illustri condottieri, tutto ciò formò uno spettacolo sorprendente.“
La cerimonia si fece al Duomo, dove smontato, “il duca si pose una candida sopraveste: indi colle solennità de' sacri riti la duchessa e il duca vennero ornati col manto ducale fra gli applausi e i viva del popolo. Poi dagli eletti di ciascun quartiere ricevette il giuramento di fedeltà . Essi a lui consegnarono lo scettro, la spada, il vessillo, il sigillo ducale e le chiavi della città .“
Tra questi Guarniero Castiglioni, consigliere del duca Visconti e nominato pochi giorni prima membro del consiglio segreto sforzesco, personaggio milanese conosciuto e stimato che aveva trattato le condizioni della resa di Milano, fece un'orazione sottolineando la parentela dello Sforza con il duca defunto, i suoi meriti militari e politici ed il carattere popolare della sua designazione.
Per ribadire la sua sovranità il novello duca proclamò conte di Pavia il suo primogenito Galeazzo.
“Terminossi per tal modo la funzione in Duomo, seguendosi il rito de' duchi antecessori.
Indi per cinque giorni volle il duca che la città vivesse in mezzo alle feste e alle allegrie. Danze, giostre, tornei di varia sorta, musica, spettacoli teatrali, lautissimi pranzi, tutto venne così giudiziosamente distribuito e con tal previdenza ed ordine eseguito, che si mostrò il duca la delizia della buona società e l'anima dei divertimenti."
"Egli creò molti cavalieri, scegliendo quei che più meritavano quest'onore, e tutti li regalò nobilmente. In somma Francesco Sforza, invincibile alla testa di un'armata, si mostrò il più giudizioso direttore delle feste, come si fece conoscere il principe più umano, giusto e benefico, reggendo in pace lo Stato.”
Fonti :
Bernardino Corio, Storia di Milano (2 vol.), a cura di Anna Morisi Guerra, Torino, UTET, 1978, pp. 169-186, ISBN 88-02-02537-1.
Archivio Sforzesco avanti il Principato (1411 - 1450) ASMI0500030
Testo e Ricerca Storica : Eugenio Larosa
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