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REPLICA DI TRILLINA (1480-1494)


Replica di TRILLINA 1480-1494
Tra i diversi particolari che ci troviamo a trattare nella nostra attività di Ricostruttori Storici vi è anche l'aspetto storico-monetario, un aspetto da non tralasciare visto che intorno al soldo girava l'economia militare del periodo.
Viene da sé che i soldati non erano sempre pagati con monete di grosso taglio ma più spesso con tipi di uso corrente, quali "bolognini" e "piccioli", da noi già replicati con le dovute distinzioni territoriali. Poichè la nostra formazione militare si identifica come unità di tipologia sforzesca, abbiamo scelto di riprodurre anche una moneta di uso comune nel Ducato Milanese e negli stati confinanti: dopo diverse ricerche, la scelta è caduta sulla TRILLINA. Essa, coniata inizialmente da Giovanni Maria Visconti, Duca di Milano, deve il suo nome al fatto di essere equivalente a 3 denari (nei documenti dell’epoca viene indicata anche come TERLINA, TRILLINA, TRELINA o TRIGLINA).

La prima documentazione che ci è giunta a riguardo di questa moneta frazionaria è una grida risalente al 1° Marzo 1452, che così la descrive: “Terline di Mantova le quali in Cremona Parma Piacenza e altre parti del dominio ducale si spendono per denari 3, avranno corso legale di 2“.
Similmente, nell'editto di Francesco I Sforza dell’anno 1465 si legge: “Trelinze, pro denariis duobus pro singulo”.

La Trillina fa parte di quelle monete di basso corso, ad uso comune, coniate per riempire le casse del Ducato, tant'è che il suo peso in argento era valutato il triplo rispetto ad altre monete milanesi. Questa pratica permetteva alla zecca di incamerare notevoli somme di denaro, in quanto su ogni moneta si traeva un guadagno netto di due terzi sul valore nominale. Destinata alle fasce del popolo più povero, il suo utilizzo era limitato all'interno del Ducato, considerata anche la totale assenza di cambio con altri tipi. L’alto ricavo nella distribuzione della Trillina favorì il proliferare di diverse contraffazioni; diversi stati confinanti, inoltre, battevano una moneta simile, permettendone così la sua espansione al di fuori del territorio milanese. In alcuni casi le stesse zecche straniere creavano veri e propri falsi di Trillina Milanese da contrabbandare all’interno del Ducato: spesso, oltre che per motivi puramente economici, ciò avveniva anche per destabilizzare il mercato ducale. Questa situazione obbligò Milano a fronteggiare il contrabbando attraverso una serie di Atti (atti ducali, ordinazioni, gride – rif. Archivio di Stato di Milano), che ci mettono a conoscenza dei continui controlli alle frontiere, delle perquisizioni, dei sequestri e delle feroci punizioni a cui andavano incontro i contrabbandieri.

L’originale

La scelta della Trillina è caduta sul modello in auge nel periodo del Ducato di GALEAZZO MARIA SFORZA compreso tra il 1466 ed il 1476. Questa moneta rimane di uso corrente fino al 1494, quando salì al potere LUDOVICO MARIA SFORZA detto IL MORO.
La fonte della nostra replica è un pezzo proveniente da una collezione privata, in buono stato di conservazione, caratteristica abbastanza rara per una moneta di questa tipologia.
Sul fronte presenta la scritta + IOGZ M SF VI DVX MLI SX , che si interpreta come G(ALEA)Z(IUS).M(ARIA).SF(ORTIA).VI DUX M(EDIO)L(AN)I.S(E)X(TUS); il simbolo è una Fascia Coronata, meglio nota come capitergium cum gassa. Sul retro + LV PATRVO GVBNANTE; il simbolo è una Croce (gigliata).

La Replica
La moneta è stata riprodotta partendo da un pezzo autentico, realizzando una lega per quanto possibile simile a quella originale (stagno e rame), in cui vi è una minima quantità di argento.
Per motivi legali abbiamo dovuto effettuare alcune modifiche, per far sì che la nostra Trillina non rientrasse nella categoria delle monete contraffatte: in primis la realizzazione è avvenuta tramite fusione e non per battitura, fattore che ci ha comunque consentito di ottenere un prodotto del tutto simile all'originale, non solo per finitura ma anche per peso e dimensione .

Il simbolo sul fronte
Castello Sforzesco,
Cortile della Rocchetta
Denominato CAPITERGIUM CUM GASSA, il simbolo sul fronte della moneta fa parte dei diversi stemmi Viscontei, in seguito ereditati e ripresi dagli Sforza.
Nel 1395 Gian Galeazzo Visconti diventa Duca di Milano grazie all' intervento dell’imperatore del Sacro Romano Impero Venceslao di Lussemburgo, il quale gli concesse di sfoggiare lo stemma del CAPITERGIUM CUM GASSA come "divixia imperatoris" collegata al titolo ducale. 
Il simbolo rappresenta un nodo fatto con un velo (o forse un nastro) che rimane gonfio e sollevato.


  Fonti Bibliografiche
- B. BIONDELLI, La Zecca e le monete di Milano, Bernardoni, Milano, 1869;
- C. CRIPPA, Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza dal 1329 al 1535, Crippa, Milano, 1986;
- G. A. ZANETTO, Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia, Bologna, 1775-1789;
- F. GNECCHI - E. GNECCHI, Le monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II. Descritte ed illustrate da Francesco ed Ercole Gnecchi, F.lli Dumolard, Milano, 1884.

Autore: Eugenio Larosa

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